Conto Corrente Attivo e Passivo: Differenze e Rischi! Quando un Conto Va in Rosso?

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Conto corrente attivo e passivo?

Ti sei ritrovato anche tu a porti questa domanda, soprattutto per capire la differenza tra conto corrente attivo e passivo?

In effetti bisogna essere molto consapevoli su questo aspetto, perché, se hai un conto passivo e un debito con la banca, puoi rischiare veramente molto.

Ci sono dei pericoli, nell’ambito della questione conto corrente attivo e passivo, collegati in particolare alla situazione della passività del conto, perché, se il tuo conto è in rosso, puoi rischiare il blocco del bancomat e della carta di credito, ma potresti anche andare ad incorrere nel pignoramento dei beni.

Ma cerchiamo di procedere con ordine e di fare chiarezza per ciò che riguarda il conto corrente attivo e passivo.

Abbiamo preparato una specifica guida che ti permetterà sicuramente di risolvere alcuni tuoi dubbi.

Iniziamo subito!

Quando il conto va in rosso?

Il conto corrente attivo è quello che non va in rosso, quindi quello che riesce a sostenere le condizioni imposte dalla banca in maniera sostanziale tramite la permanenza di alcune somme di denaro che a livello economico fanno in modo che il conto non vada in rosso.

Ma quando si può verificare la condizione di passività di un conto corrente?

Ci sono varie occasioni che possono portare ad avere un conto in rosso.

In alcuni casi il problema è solo di entità minore ed accade quando una persona, pagando con carta di credito, paga qualche decina di euro in più rispetto alla cifra che ha sul conto corrente.

Di solito in queste situazioni la banca tende a mostrare fiducia nei confronti dei suoi clienti, specialmente se si tratta di un cliente affezionato.

In genere, quando il debito sfora soltanto di qualche decina di euro, il titolare del conto corrente riceve una telefonata dalla banca, essendo invitato a ripianare il piccolo debito contratto.

Un altro caso in cui il conto corrente va in rosso è rappresentato dall’ottenimento di un fido.

Il fido consiste nell’apertura di un credito che dà la possibilità al titolare di un conto corrente di prendere in prestito una parte del denaro che non è presente sul conto.

Questa non è una condizione che di per sé determina una passività del conto corrente, ma, per analizzare l’ambito del conto corrente attivo e passivo, si può verificare lo sconfinamento dal fido.

Succede quando il cliente spende molto di più rispetto a quanto la banca gli aveva concesso.

In questo caso rischia che venga revocato il fido.

Si può verificare poi la passività di un conto corrente quando sul conto stesso c’è una scarsa disponibilità di denaro e quando non si ha la possibilità di far confluire sul conto stesso dei versamenti.

In questo caso il conto può erodersi per quanto riguarda la parte attiva ed essere in perdita.

Cosa comporta avere un conto corrente passivo

Vediamo adesso, sempre restando sul termine della questione conto corrente attivo e passivo, quali sono le conseguenze dell’avere un conto corrente in rosso.

Quando la perdita è determinata soltanto da un mancato allineamento tra entrate ed uscite e considerando anche l’importanza del cliente la banca può essere anche piuttosto benevola.

Spesso infatti le perdite vengono compensate nel corso di pochi giorni e quindi la banca non decide nemmeno di sollecitare.

Altre volte può capitare che le perdite vanno oltre un certo limite.

Allora a questo punto che cosa succede?

La banca chiama il titolare del conto corrente e gli invia una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, per sollecitarlo a rientrare nell’attivo.

Se non si provvede a pagare nei termini che la banca stessa stabilisce, si può incorrere in una serie di conseguenze.

Innanzitutto l’istituto di credito revoca l’autorizzazione all’emissione di assegni e blocca le carte di credito e il bancomat.

Può avvenire, nei casi di omissione particolarmente gravi, la revoca dei fidi e dei prestiti.

Inoltre la banca può effettuare una segnalazione alla Centrale dei Rischi.

Si può arrivare anche al pignoramento dei beni, secondo l’agire degli strumenti di tutela riconosciuti dal Codice Civile.

Che cosa può fare la banca

Di solito la banca può proporre delle soluzioni, quando hai un conto corrente attivo e uno in rosso.

Infatti per esempio una delle soluzioni che vengono spesso proposte è quello di compensare le somme fra l’uno e l’altro.

Questa opportunità tuttavia deve essere stata già in precedenza stabilita con l’autorizzazione del cliente, in seguito alla firma del contratto, altrimenti la banca non può operare questa compensazione tra debiti e crediti.

Un’altra soluzione a cui gli istituti di credito tendono a far ricorso, in caso di conto corrente in rosso, consiste nell’offerta di mutui, per saldare il debito, definendo un piano di ammortamento con il rientro a rate.

Sono dei mutui diversi però dai mutui ipotecari che per esempio sono destinati all’acquisto in genere della casa.

Un conto corrente in rosso può essere chiuso?

E se il titolare del conto corrente in rosso volesse chiuderlo, per evitare che aumentino i debiti ed andare incontro così ad ulteriori spese?

In pratica la domanda a cui cerchiamo di rispondere è se il titolare di un conto corrente passivo può chiuderlo, senza che incorra in errori.

Da questo punto di vista ci sono stati molti chiarimenti da parte della giurisprudenza.

Infatti varie volte le norme fanno riferimento all’opportunità per il titolare di un conto corrente in rosso di chiuderlo, per evitare così di accrescere il suo debito.

Secondo la legge, la banca non può opporsi alla richiesta da parte del titolare del conto corrente in rosso.

L’istituto di credito non può mettere nemmeno il ripianamento del debito come condizione essenziale per poi chiudere il conto.

Secondo ciò che stabiliscono le norme, la banca deve attivarsi al più presto e chiudere il conto corrente in rosso entro 15 giorni dal momento in cui perviene la richiesta.

In ogni caso il titolare del conto corrente resta debitore nei confronti della banca e quindi quest’ultima potrà agire nei suoi confronti avvalendosi degli strumenti che il Codice Civile mette a sua disposizione per rivalersi delle somme dovute, strumenti che comprendono anche l’eventuale pignoramento dei beni.

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