Banche di Credito Cooperativo Che Cosa Sono!

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banche di credito cooperativo cosa sono

Le banche di credito cooperativo, fin dalla loro creazione, hanno svolto in Europa un ruolo essenziale nel garantire lo sviluppo economico dei vari Paesi in cui sono sorte.

In particolare è noto il sostegno che le banche di credito cooperativo possono offrire alle piccole e medie imprese.

La loro storia è stata caratterizzata spesso da fusioni di banche di credito cooperativo, fino a quando, con la riforma delle banche di credito cooperativo, hanno assunto una dimensione molto particolare, sempre importante nell’ambito delle economie nazionali.

Sicuramente avrai molte domande su questo genere di istituti di credito.

Per esempio alcuni si chiedono se le banche di credito cooperativo sono sicure o se ci sono delle banche di credito cooperativo a rischio.

Tutto ciò lo puoi desumere considerando delle banche di credito cooperativo caratteristiche specifiche, di cui parleremo proprio in questa guida che abbiamo preparato.

Ma andiamo con ordine e vediamo subito alcuni dettagli essenziali che hanno caratterizzato la storia delle banche di credito cooperativo.

Alcune fasi della storia

Inizialmente le banche di credito cooperativo, che sono note anche con la sigla BCC, erano conosciute con il nome di Casse Rurali ed Artigiane.

Sono nate in Europa a partire dalla fine del 1800, sulla base di un modello che era stato sviluppato in Germania.

Il modello principale si basava sulla valorizzazione della realtà locale e prevedeva un’ispirazione prettamente cristiana.

Sappiamo anche quando è nata la prima cassa rurale italiana: si tratta di quella di Loreggia, che è stata costituita nel 1883.

A partire dal 1891, con un apposito documento diffuso da Papa Leone XIII, queste banche entrarono a far parte del campo cattolico vero e proprio.

Una prima fase di assestamento fu realizzata nel periodo del fascismo, quando è stata istituita la federazione nazionale tra istituti cooperativi di credito che aderiva alla confederazione generale fascista del credito e dell’assicurazione.

Negli anni del fascismo ci furono comunque varie trasformazioni che interessavano queste banche.

Un’altra fase decisiva è stata quella del 1950, quando è stata istituita la federazione italiana delle casse rurali, che poi ha aderito nel 1967 a Confcooperative.

Bisogna citare anche il fondo di garanzia degli obbligazionisti del credito cooperativo a tutela degli obbligazionisti stessi, che è stato istituito nel 2004.

Le caratteristiche principali

Le società cooperative hanno delle caratteristiche simili a quelle delle banche popolari.

Questa assimilazione va rivista soprattutto nello scopo mutualistico.

Infatti, mentre le altre banche hanno forma di Spa e sono sul mercato solamente per scopi di carattere lucrativo, le BCC agiscono a favore dei soci.

Secondo il Codice Civile, queste banche appartengono alla categoria delle cooperative a mutualità prevalente.

Soprattutto possiamo rintracciare delle differenze (e quindi le caratteristiche peculiari delle BCC) che riguardano, oltre la forma giuridica che abbiamo già specificato, lo scopo sociale, la partecipazione dei soci e il localismo a livello territoriale.

Lo scopo sociale è prevalentemente mutualistico, perché i soci possono godere di alcune agevolazioni, come per esempio è il tasso di interesse.

Il capitale sociale è rappresentato attraverso la partecipazione dei soci, i quali possono avere un valore nominale che non sia inferiore a 25 euro e che non superi i 500 euro.

Le BCC svolgono molte attività in favore dei soci.

Basti pensare in questo senso che più del 50% delle attività di queste banche è rappresentato dai crediti a favore dei soci.

Molto importante è il legame con il territorio, tanto che obbligatoriamente le banche di credito cooperativo possono svolgere la loro attività soltanto nella zona di competenza territoriale, ovvero nei Comuni in cui hanno le loro filiali e nei Comuni limitrofi.

Una delle peculiarità di questo genere di banche consiste nel fatto che di solito si pongono come realtà di credito pronte e disponibili ad ascoltare le esigenze del territorio e dei suoi abitanti.

Le BCC si impegnano a risolvere i problemi dei clienti, promettendo qualità e non coinvolgendoli in troppe operazioni burocratiche.

Le loro caratteristiche sono quelle di rimanere vicine al cittadino e sono anche delle banche che hanno saputo fronteggiare con appositi strumenti i periodi di crisi.

Infatti si basano molto sull’elemento della diversificazione e quindi nella distribuzione dei rischi, per poter gestire meglio le situazioni anche difficili che si possono ritrovare ad affrontare.

Banche di Credito Cooperativo Riforma

La riforma del credito cooperativo si basa sul rafforzamento della mutualità.

Il socio viene messo al centro di ogni cosa e le banche di credito cooperativo assumono più autonomia.

La legge di riforma è stata emanata con la norma numero 49 del 2016 e ha avuto come finalità quella di tutelare l’identità e il ruolo di queste banche.

Per quanto riguarda l’autonomia, ogni banca rimane autonoma in misura proporzionale al grado di rischio.

In particolare la riforma conferma alcune caratteristiche distintive delle banche cooperative.

Esse continuano a rimanere titolari della loro licenza bancaria, hanno la possibilità di erogare il credito soprattutto ai soci e destinano almeno il 70% degli utili come una riserva.

Il 95% dei prestiti viene destinato alla zona di operatività, sono sottoposte a revisione cooperativa, per verificare il mantenimento dei requisiti mutualistici.

Il coinvolgimento dei soci viene rafforzato, perché viene incrementato il capitale da loro detenibile, che passa da 50.000 a 100.000 euro.

Inoltre si ha un incremento anche del numero dei soci che una banca deve avere, passando da 200 a 500.

Le banche di credito cooperativo vengono integrate in un gruppo bancario cooperativo.

La capogruppo ha il compito di controllare il rispetto dei criteri contrattuali e di garantire i singoli istituti di credito azionisti.

Soltanto se si aderisce al gruppo bancario cooperativo, si può ottenere l’autorizzazione all’esercizio dell’autorità bancaria.

I vari istituti sono tenuti a sottoscrivere un contratto di coesione, per poter aderire al gruppo bancario cooperativo.

Soltanto se alla data del 31 dicembre 2015 si possedeva un patrimonio netto superiore a 200 milioni di euro, si poteva scegliere di non aderire al gruppo bancario cooperativo.

La funzione del capogruppo diventa molto importante, perché in caso di necessità può contribuire al rafforzamento patrimoniale delle banche di credito cooperativo, sottoscrivendo delle azioni di finanziamento.

Tutto questo in collaborazione con i fondi di garanzia e i fondi mutualistici.

Le banche più importanti

Abbiamo già delineato le caratteristiche principali della banca credito cooperativo in generale, per capirne la natura.

Ma quali sono queste banche, almeno facendo riferimento alle più importanti sparse sul territorio nazionale?

Ti forniamo delle banche di credito cooperativo elenco particolareggiato di alcuni istituti, che puoi sfruttare anche per capire quali sono le realtà territoriali più vicine al luogo in cui abiti, se ti interessa servirti dei loro prodotti:

  • BCC del Garda;
  • Banca Atestina;
  • Banca Centropadana;
  • Banca Cremasca;
  • Banca Cremonese;
  • Banca dei Colli Euganei;
  • Banca del Centroveneto;
  • Banca del Cilento e Lucania Sud;
  • Banca del Mugello;
  • Banca della Bergamasca;
  • Banca della Marca;
  • Banca della Maremma;
  • Banca di Ancona;
  • Banca di Bologna;
  • Banca di Cesena;
  • Banca di Credito Cooperativo Abruzzese;
  • Banca di Credito Cooperativo del Friuli centrale;
  • Banca di Credito Cooperativo della Romagna occidentale;
  • Banca di Pescia;
  • Banca Padovana Credito Cooperativo;
  • Banca Versilia, Lunigiana e Garfagnana.

Le regole per l’apertura delle filiali

Considerato che le banche di credito cooperativo hanno delle caratteristiche peculiari, vigono anche delle regole specifiche per quanto riguarda l’apertura delle filiali con sedi distaccate.

In questo caso il tutto viene sottoposto all’autorizzazione da parte della Banca d’Italia.

Quest’ultima valuta la richiesta per un nuovo Comune, verificando se ci sono dei vincoli di rapporti con la clientela che risiede in quel dato territorio.

Generalmente occorre la raccolta di almeno 200 adesioni da parte di nuovi soci.

Le regole per la distribuzione degli utili

Le norme prevedono anche dei limiti particolari per quanto riguarda la distribuzione degli utili conseguiti dalle banche di credito cooperativo.

In particolare gli utili netti devono essere destinati per il 70% a riserva legale, per il 3% a fondi mutualistici, per promuovere lo sviluppo della cooperazione.

La parte che rimane può essere utilizzata secondo ciò che ha stabilito lo statuto.

Quindi la percentuale rimanente può essere destinata alla rivalutazione delle azioni, a scopi di beneficienza, all’assegnazione di altri fondi oppure può essere utilizzata come distribuzione ai soci.

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