Comunione dei Beni e Conto Corrente Separato: Come Funziona!

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Come risolvere la questione della gestione patrimoniale in coppia e in particolare conviene avere comunione dei beni e conto corrente separato?

È una situazione abbastanza complessa, perché solitamente, quando ci si sposa, se non viene espressa un’altra volontà esplicitamente, si entra nel regime di comunione legale.

Tutto ciò comporta che il conto corrente aperto dopo il matrimonio, sia che si riferisca al marito che alla moglie, diventa automaticamente comune.

Quindi questo vuol dire che la somma depositata può essere considerata di proprietà a metà di ciascuno dei due coniugi.

Ma, se si decide di avere la comunione dei beni e allo stesso tempo disporre di due conti correnti separati, che cosa si può fare?

Leggi la nostra guida per saperne di più sull’argomento.

Come funzionano gli acquisti con il conto corrente in comunione dei beni

Secondo ciò che stabilisce l’articolo 177 del Codice Civile, tutti gli acquisti che i due coniugi compiono insieme o separatamente durante il matrimonio comunque rientrano nella comunione.

Fanno parte dello stesso regime patrimoniale anche i guadagni dell’attività lavorativa, seppur questa comporti una separazione dei due lavori.

Infatti, per esempio, quando si scioglie una comunione, tutti i proventi dell’attività lavorativa che non sono stati consumati, rientrano comunque in comune.

In pratica a livello legale non si può dividere la comunione dei beni dal conto corrente.

Infatti anche quando il conto è intestato separatamente alla moglie o al marito, comunque entrambi i coniugi detengono un diritto sulle somme versate sul conto corrente.

Si tratta di un diritto che va esercitato nel momento in cui la coppia è sposata.

In caso di separazione, quando si procede alla divisione del bene, i diritti del coniuge sulla metà delle somme depositate non possono essere fatti valere.

Quindi, nel caso in cui i due coniugi si dovessero separare, come procedere a suddividere gli acquisti fatti durante il matrimonio?

Su questi non può essere esercitata una netta divisione, però si possono dividere i soldi non ancora spesi, compresi quelli che sono depositati sul conto corrente.

Cosa succede alla morte di uno dei coniugi

Nell’eventuale morte di uno dei coniugi la comunione dei beni si scioglie e quindi il conto corrente che era intestato al coniuge defunto subisce delle modifiche.

In particolare cerchiamo di comprendere che cosa è tenuto a fare il coniuge superstite con i soldi depositati nel conto corrente che era intestato al coniuge che non è più in vita.

A livello legale subentra un meccanismo molto particolare, perché il coniuge contitolare ottiene subito la metà dei soldi depositati, in virtù del principio della comunione dei beni.

L’altra metà delle somme, invece, deve essere divisa con gli altri eredi.

Come funziona la vendita dei beni personali

C’è anche un’altra questione, perché, se abbiamo visto come funziona la situazione degli acquisti, dovremmo cercare di capire anche come si procede nel caso in cui si voglia effettuare una vendita di beni personali con accredito sul conto corrente in comunione.

Ed è proprio in questo senso che è bene cercare di capire che cosa sia meglio e se conviene davvero avere la comunione dei beni dei conti correnti separati.

Dobbiamo distinguere diverse situazioni a questo proposito.

Infatti, per esempio, ci può essere il caso in cui uno dei due coniugi è titolare di un immobile che ha acquistato prima del matrimonio oppure che gli è stato donato o che ancora abbia ricevuto in eredità.

Sono tutti dei casi in cui il bene in questione, ovvero la casa, non entri in comunione legale con l’altro coniuge.

A questo proposito sorgono parecchi dubbi, perché alcuni per esempio si chiedono che cosa succede se, con la compravendita di questo immobile di cui stiamo parlando, si decide che i soldi ottenuti con la vendita siano depositati sul conto corrente in comune, perché tali in seguito al principio della comunione dei beni.

Per esempio ci si chiede che cosa si deve fare se la somma viene automaticamente assorbita nella comunione.

Su una situazione del genere è intervenuta anche la Corte di Cassazione con la sentenza 1197 del 2006.

I giudici della Suprema Corte hanno stabilito che il guadagno ricavato dalla vendita, nel caso in cui la casa sia stata comprata prima del matrimonio, ereditata o ricevuta in donazione, comunque resta divisa dal resto del deposito bancario e spetta soltanto al coniuge che ha venduto quello che è considerato a tutti gli effetti un bene personale.

Questo significa che già il bene immobile non rientrava nella comunione e quindi non vi rientra nemmeno il prezzo che è derivato dalla vendita.

Vantaggi e svantaggi

Ecco quindi spiegato come funziona la comunione dei beni in relazione al conto corrente.

Possiamo dire che in generale potrebbe essere anche vantaggioso disporre di una comunione dei beni e di conti correnti separati soprattutto per una gestione pratica a livello patrimoniale all’interno della coppia.

È chiaro però che i diritti vantati dai rispetti coniugi sulle somme dei due conti correnti valgono allo stesso modo.

I problemi potrebbero subentrare (ed è questo uno svantaggio da tenere in considerazione) in caso di separazione, perché si potrebbero determinare degli equivoci e una situazione conflittuale a livello di divisione patrimoniale delle somme di denaro.

Il conto corrente cointestato in regime di separazione

Quindi qual è la soluzione migliore?

C’è un risvolto della questione che è rappresentato dal conto corrente cointestato in regime di separazione dei beni.

In questo caso le coppie che sono in regime di separazione sono composte da due coniugi che restano proprietari ciascuno dei suoi beni.

In questo senso si devono considerare anche le somme residue depositate in banca.

Quindi, sia nel caso del marito che della moglie, il conto corrente intestato al marito resta suo, così come lo stesso principio vale per quello intestato alla moglie.

Se il conto corrente, invece, è cointestato, succede che scatta automaticamente una donazione della metà del deposito.

Si tratta del cosiddetto principio della donazione indiretta e la moglie rimane titolare della metà dei soldi in banca.

La banca non può frapporre degli ostacoli, perché comunque resta l’obbligo nei rapporti personali con l’altro coniuge che venga restituita a ciascuno la sua parte.

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